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Anestesia loco regionale veterinaria di cosa si tratta

Anestesia loco regionale veterinaria: cos’è?

È ormai da tempo riconosciuto anche in Medicina Veterinaria come le tecniche di anestesia loco-regionale possano costituire un validissimo aiuto, in certi casi davvero insostituibile, per migliorare il controllo del dolore e, più in generale, per ridurre l'impatto dell'anestesia sull'organismo. Vediamo di cosa si tratta

Indice dell'articolo

Cos’è l’anestesia loco-regionale?

L’anestesia loco-regionale consiste nell’abolizione della sensibilità in una parte dell’organismo, usando farmaci e tecniche particolari.

Gli anestetici locali, correttamente e opportunamente somministrati, interrompono in modo reversibile e prevedibile, senza lasciare danni strutturali, la trasmissione nervosa, rendendo la zona innervata temporaneamente insensibile agli stimoli.

A seconda del punto in cui viene somministrato il farmaco e della tecnica specifica, avremo una zona desensibilizzata più o meno ampia.

Anestesia Veterinaria e Umana: quale differenza

Mentre in Medicina Umana, grazie alle tecniche loco-regionali/locali, molti interventi vengono condotti con il paziente cosciente, in Medicina Veterinaria, purtroppo, è molto difficile avere a che fare con soggetti così collaborativi e comprensivi da non richiedere contemporaneamente un’anestesia generale o, quantomeno, una sedazione (seppur magari molto leggere).

In effetti, tranne in rari casi, ci troviamo nella condizione di dover necessariamente tutelare la serenità del nostro paziente, proteggendolo anche soltanto dalla sua stessa emotività o dall’ansia che, in stato di coscienza, potrebbero suscitare gli stimoli dell’ambiente operatorio anche nel soggetto più pacifico.

Nell’ambito di questa associazione quasi sempre obbligata, l’anestesia loco-regionale va a rivestire un ruolo di impareggiabile “co-protagonista”, acquistando il significato di insostituibile complemento in grado di ridurre al minimo indispensabile la somministrazione di anestetici e sedativi, nonché di antidolorifici (si riescono ad ottenere livelli di analgesia difficilmente raggiungibili con i farmaci iniettabili), con risvolti estremamente positivi per la sicurezza, la salute e il benessere del paziente prima, durante e dopo l’intervento.

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Tecniche di anestesia loco regionale

A seconda di dove viene somministrato l’anestetico locale si distinguono tecniche loco-regionali centrali (o neurassiali) e periferiche.

Tecniche centrali

Cenni anatomici.

All’interno della colonna vertebrale è presente per tutta la sua lunghezza un canale osseo che accoglie il midollo spinale.
Quest’ultimo è di forma cilindrica, termina a cono ed è avvolto esternamente da 3 strati protettivi, 3 rivestimenti sovrapposti: le meningi.

anatomia delle meningi
anatomia delle meningi e tronchi nervosi
  • La dura madre –  la parte più esterna 
  • spazio peridurale – lo spazio compreso tra la dura madre ed il canale vertebrale
  • aracnoide – la parte intermedia
  • pia madre – quella più interna, a diretto contatto con il midollo
  • lo spazio subaracnoideo – lo spazio compreso tra aracnoide e pia madre e contiene il liquido cefalorachidiano.

La deposizione del farmaco nello spazio peridurale è chiamata comunemente Epidurale.

La sua inoculazione nello spazio subaracnoideo è conosciuta correntemente come Spinale.

Anestesia Epidurale

Viene effettuata più comunemente a livello lombo-sacrale o lombare.

La sua corretta esecuzione richiede esperienza e materiale dedicato (aghi di Tuohy, siringhe a perdita di resistenza, ecc.).

Effetto dell’epidurale

A seconda del volume di farmaco somministrato, l’effetto può interessare:

  • solo il distretto pelvico, il perineo e la coda
  • anche gli arti posteriori
  • arrivare fino al basso addome
  • spingersi anche più anteriormente.

 A seconda del tipo di anestetico locale, della sua concentrazione e dell’associazione di altre sostanze, avremo una paralisi motoria e/o sensitiva di una durata variabile da 1 ora (lidocaina) fino a 6-8 ore (bupivacaina).

L’inoculazione di soli antidolorifici oppioidi non determina paralisi motoria ma soltanto analgesia, di ottima qualità ed anche molto prolungata (fino a 24 ore con la morfina).

L’accesso epidurale può essere sfruttato anche per posizionare uno speciale catetere, così da poter somministrare analgesici nei giorni successivi all’intervento.

Quando si utilizza l’epidurale?

L’anestesia/analgesia epidurale può essere sfruttata, con un’opportuna selezione del paziente, in relativa sicurezza, per:

  • chirurgie dei tessuti molli perineali e addominali
  • nonché per interventi ortopedici a carico del treno posteriore.

Anestesia Spinale

L’Anestesia Spinale (o Intratecale) viene realizzata di solito nel tratto lombare.

La sua esecuzione deve essere ineccepibile e richiede perizia, diligenza, prudenza; il raggiungimento dello spazio subaracnoideo è indicato dalla fuoriuscita di qualche goccia di liquido cefalorachidiano dall’estremità dell’ago spinale.

Effetto della spinale

L’effetto è influenzato dalla dose e dal farmaco usato, nonché dal peso specifico della soluzione inoculata.

Come tipo ed estensione è sovrapponibile a quello dell’epidurale, ma rispetto ad essa insorge più rapidamente, ha una durata inferiore, una più alta prevedibilità, ma anche un impatto più importante sull’organismo.

Quando utilizzarla

L’anestesia/analgesia spinale costituisce, nel paziente giusto, un potente strumento per:

  • chirurgie elettive dei tessuti molli 
  • ortopediche a carico di treno posteriore/addome di durata abbastanza prevedibile e non eccessivamente prolungata.

Precisazioni

L’epidurale e la spinale, agendo su zone anche molto estese, hanno un impatto maggiore sull’organismo rispetto alle altre tecniche, con possibili effetti collaterali più o meno importanti e controindicazioni.
Pertanto, non possono sicuramente essere improvvisate, ma devono essere effettuate, previa attenta valutazione del paziente, da parte di un medico esperto e competente, utilizzando materiali adatti, nonché in presenza di tutti i presidi sanitari necessari a gestire eventuali emergenze.

Soltanto con questi presupposti diventano quei validi strumenti in grado di aumentare la sostenibilità dell’anestesia e il benessere peri-operatorio.

Anestesia loco regionale da clinica veterinaria san silvestro
Anestesia Epidurale da Clinica Veterinaria San Silvestro

Tecniche Periferiche

Cenni anatomici

Dal midollo spinale, lungo tutto il suo decorso, originano radici nervose che in prossimità dell’uscita dal canale vertebrale si uniscono e formano i nervi spinali.

Questi passano nella zona adiacente alla colonna (spazio paravertebrale) e quindi si dividono in tronchi nervosi che ramificandosi progressivamente innervano organi e regioni, oppure, in alternativa, si uniscono ad altri nervi dando origine ai cosiddetti plessi nervosi, dai quali successivamente parte l’innervazione.

L’inoculazione dell’anestetico locale in prossimità di un nervo ne interrompe temporaneamente il funzionamento dando luogo a un cosiddetto Blocco nervoso.

Ai diversi livelli avremo blocchi:

  • Paravertebrali
  • Tronculari
  • Plessici.

La deposizione del farmaco direttamente a livello della zona interessata, in modo da raggiungere le ramificazioni più piccole e le terminazioni nervose presenti, viene definita invece più propriamente Anestesia Locale.

Le tecniche loco-regionali periferiche prevedono dunque la deposizione del farmaco nelle immediate vicinanze del nervo da bloccare.

Effetto delle tecniche periferiche

Riguardo all’effetto, prendendo il termine anestesia alla lettera, cioè come “assenza di sensibilità”, si può davvero dire che non ce n’è una migliore!

La somministrazione può essere fatta sulla base dell’esperienza e di approfondite conoscenze anatomiche del decorso dei nervi, impiegando volumi relativamente grandi di farmaco

In alternativa, utilizzando tecniche avanzate per l’individuazione dei nervi (Neurolocalizzatore, ecografia) che ottimizzano il risultato permettendo di inoculare la quantità minima indispensabile di anestetico locale, a una distanza ideale dal nervo.

In questo modo si azzera la possibilità di lesioni nervose da parte della punta dell’ago e si riduce al minimo gli effetti collaterali legati all’assorbimento sistemico del farmaco.

Il tipo di anestetico locale e la sua concentrazione influenzano poi la durata e l’intensità del blocco.

Quando utilizzare le tecniche periferiche

  • Blocchi plessici – sfruttati per chirurgie a carico di arto anteriore e posteriore,
  • Blocchi paravertebrali – utilizzati per interventi selezionati a livello di arti, torace e addome,
  • Blocchi tronculari – i più versatili, potendo infatti essere utilizzati dalla testa fino agli arti ed alla coda per desensibilizzare zone più o meno ampie da sottoporre a procedure chirurgiche o di emergenza.

Il posizionamento di cateteri a livello paravertebrale o perineurale, come anche all’interno di ferite chirurgiche o in cavità toracica, può permettere poi una gestione ottimale del dolore chirurgico post-operatorio.

Anestesia locale

L’Anestesia locale, in tutte le sue varianti (infiltrazione, applicazione topica a livello di cute e mucose, irrigazione di ferite aperte, cavità fisiologiche, ecc.), per la sua semplicità e relativa innocuità d’impiego, risulta una delle tecniche più frequentemente utilizzate.

Pur potendo essere usata anche nel paziente cosciente e per lo più senza conoscenze specialistiche, trova però un limite di applicazione nel volume relativamente grande di anestetico locale necessario a desensibilizzare in maniera ottimale aree di estensione anche modesta.

Considerazioni

Le tecniche periferiche, effettuate da un medico esperto, possono essere considerate decisamente molto sicure, con scarsi effetti collaterali.

L’utilizzo del Neurostimolatore e/o dell’ecografia, quando possibile, permette poi di ridurre l’insorgenza delle complicazioni praticamente a zero.

Queste tecniche costituiscono quindi degli incomparabili strumenti, in grado spesso di eguagliare i risultati delle tecniche centrali ma privi dei loro effetti collaterali, da inserire con enormi vantaggi ogni qualvolta possibile nel protocollo anestesiologico del paziente.

 

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